Nick Cave è un'artista che va visto a prescindere, una sicurezza per ogni
appassionato di musica. In questo tour ho già avuto la fortuna di
assistere allo show intimo di Londra, al Koko, lo scorso 3 novembre. Una performance davvero memorabile che aveva, tuttavia, qualcosa di
ostentato. Probabilmente perché si trattava di un concerto
organizzato apposta per farne un documentario, la sala era troppo
illuminata e buona parte del pubblico faceva a gara per farsi
filmare.
Questa sera, invece, ci
attende un concerto autentico: niente telecamere, niente guestlist,
niente luci ingombranti, niente briglie, niente sella. Solo sudore ed
estasi.
Lasciato da parte il
piglio auto-ironico del “Dig Lazarus Dig Tour” i Bad Seeds
sembrano tornati allo smalto di vent'anni fa, merito forse della
parentesi Grinderman. Viene da chiedersi cosa sarebbe successo se sul
palco fossero rimasti Blixa Bargeld e Mick Harvey ma, la pulsante
sezione ritmica di Martyn P. Casey e Jim Sclavunos, la tastiera di
Conway Savage, unita al ritorno di Barry Adamson (dopo ventisei
anni), al nuovo arrivato George Vjestica alla chitarra e al geniale
tutto fare Warren Ellis, non li fanno rimpiangere. Nick, inoltre, si
è rasato i baffi e ha saggiamente deciso di lasciare da parte la
chitarra per dedicarsi, anima e corpo, alla voce e al pianoforte.
Sarà Shilpa Ray & Her
Happy Hookers in versione “one band girl” ad aprire le danze, un
piacevole massaggio alle orecchie prima della furia che non tarderà
a scatenarsi sul palco dell'Hala Tivoli.
Sono schierato al lato
destro, davanti alla postazione di Warren Ellis, nuovo direttore
d'orchestra incontrastato dei Bad Seeds. Alle 21 tutto è pronto, si
spengono le luci, partono le note di "We No Who U R", ed ecco Nick
Cave, in completo di raso nero, ad indicarci minaccioso “We Know
who you are, we know where you live, and we know there's no need to
forgive” .
Dopo questa introduzione
la band è perfettamente ambientata e il concerto comincia a
decollare. “Jubilee Street”, Il viaggio al termine della notte ha
inizio ed io perdo completamente il controllo e comincio a saltare ad
occhi chiusi.. “The problem was, she had a little black book”..
e la dinamica sale. Sempre più in alto.. sempre più in alto.. fino
alla catarsi.. “I'm transforming.. I'm vibrating.. I'm glowing..
I'm flying.. look at me know”.. Warren imbraccia il violino, ormai
non mi trattengo più: “Go Warren Gooo!”.. mi sembra di spiccare
il volo.
Siamo appena all'inizio,
un temporale all'orizzonte. "Look Yonder! A big black cloud come !"..
Nick è sopra la mia testa, come un predicatore impazzito, che lui
stesso ha descritto nel suo primo romanzo “E l'asina vide
l'angelo”.. “The king was born in Tupelo!” si appoggia alle
mani dei presenti, si fonde con loro in un tutt'uno, e io sono lì,
con loro, a sorreggerlo. Sembra di essere a "Tupelo", un paese
dimenticato da Dio, nel bel mezzo della tempesta, indifesi e prossimi
all'apocalisse.
L'inquietante campana di
“Red Right Hand” non da tregua.. Una passeggiata con il diavolo..
Nick gioca con il pubblico aggiungendo versi al testo, si rivolge in
particolare ad un fan che lo filma con il cellura “You still got
that shitty camera? He'll get you a new one”..
Si rallenta un po' con
“Mermaids” tratta dall'ultimo “Push The Sky Away” e abbellita
da un lungo assolo finale di Warren sulla sua chitarra
personalizzata, a quattro corde.
“The Weeping song”
regge anche senza la seconda voce di Blixa, complice un arrangiamento
ben calibrato sulla melodia del violino.
A canzone finita, un fan
particolarmente alticcio urla “I love you!”, Nick si avvicina
“Behave yourself” comportati bene, gli dice, lo incita poi a fare
silenzio e sussurra “I wanna tell you about a girl” neanche tempo
di riprendere fiato e Bamm, il basso pulsante di Martyn P. Casey ci
trascina nella stanza 29 di “From Her To Eternity” interpretata
con una teatralità pari ai tempi de “Il cielo sopra Berlino”. Ad
un certo punto Nick ci incita a fare spazio, sembra voglia calarsi
tra noi. Non è così, a qualche fila di distanza vede una ragazza
dai lunghi capelli neri, simile ad Anita Lane, e la incita ad
avvicinarsi. Nick vuole dedicarle la strofa che da senso a tutta la
canzone: “This desire to possess her is a wound, and its naggin at
me like a shrew, but, ah know, that to possess her Is, therefore,
not to desire her.” che si può tradurre: “Questo desiderio di
possederla è un vero strazio, e mi tormenta come una megera. Ma io
so bene che possederla significa non desiderarla”.
È il momento di
rifiatare; incredibile come si riesca a passare da momenti di tale
furia selvaggia a momenti di delicatezza cristallina. Rispetto al
tour del 2008 le canzoni al pianoforte sono suonate in maniera molto
più ispirata, è come se avessero acquisito una nuova linfa vitale.
“West Country Girl”, “Into My Arms”, “People Ain't No Good”
e “Love Letter”, quattro brani, tratti da “The Boatman's Call”
e “No More Shall We Part”, due album che amo e conosco a memoria.
“Higgs Bosom Blues”
riporta il Nostro tra le prime file, è davvero in gran serata e ha
un gran bisogno di sentire il pubblico sulla propria pelle. Sul verso
“Can you fell my heartbeat ?” ci incita ad avvicinarci, poi si
lascia cadere, facendosi sorreggere sul petto, dritto al cuore. Ad un
bivio incontriamo Robert Johnson e Lucifero, arriviamo al Lorraine
Motel di Memphis, fa caldo, uno sparo risuona come un ritmo
spirituale, eccoci nella Savana, con Hannah Montana e un missionario
con il vaiolo che sta salvando i selvaggi con il suo Higgs Boson
Blues mentre Miley Cirus fluttua in una piscina a Toluca Lake. È così, il testo tradotto in realtà.
È il condannato a morte
del classico “Mercy Seat” a continuare la storia, la sedia
elettrica lo attende, il trono della misericordia. Anche se non vuole
ammetterlo sappiamo già tutti che è lui il colpevole. Con gli occhi
iniettati di sangue Nick si immedesima nel personaggio, implorandoci
di credergli.
Si passa ad un altra
storia di truci omicidi con “Stagger Lee” da “Murder Ballads”,
e il dialogo con il pubblico viene portato all'esasperazione. Siamo
dentro al saloon “the bucket of blood” dove, quel maledetto
figlio di puttana, Stag, li uccide tutti fino all'ultimo. Quando la
carneficina sembra finita entra il Diavolo in persona ma Stag non ha
pietà, e lo riempie di piombo.
Il set si conclude sulle
note rarefatte di “Push The Sky Away”: anche se alcuni dicono che
è solo rock'n'roll, arriva dritto alla nostra anima. E dobbiamo
continuare a spingere, spingere via il cielo, senza arrenderci.
Ma non è finita; si
ricomincia con la ballata “God is in the house”, un'altra delle
mie favorite. Pubblico eccellente, tutti in religioso silenzio, non
vola una mosca, nessuno urla con voce sommessa hallelujah. Si sentono
solo note cristalline ed un'interpretazione sussurrata, da brivido.
“Deanna” tradisce
forse un po' di stanchezza ma, dopo quasi due ore di performance
selvaggia, lo si può perdonare.
Le sorprese non sono
finite. Qualche indicazione alla band e Nick dedica “Stranger Than
Kindness” ad una fan che lo sta seguendo in tour.
La strada è stata lunga e
impervia ma, per raggiungere la totale epurazione dei sensi, bisogna
raccogliere le ultime energie e intonare “Papa won't leave you,
Henry”, papà non ti lascerà Henry, papà non ti lascerà ragazzo,
quindi non c'è bisogno di piangere.
Salire
sul palco significa sciogiere le briglie, gettare la sella ed
esplodere in una catarsi di pura e totale emozione. Ecco di cosa si
tratta; Liberarsi, Abbandonarsi, Purificarsi. L'epurazione dei sensi.
N.Cave
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NOTA: "Wide Lovely Eyes" non è stata eseguita. I bis suonati: "God Is In The House", "Deanna", "Stranger Then Kindness" e "Papa Won't Leave You Henry" |
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