lunedì 11 novembre 2013

Nick Cave & The Bad Seeds
(Londra, 3 novembre 2013 Koko)

Tre novembre, concerto intimo ed esclusivo al Koko di Londra, filmato per il documentario “20.000 Days On Earth” incentrato sulla vita del cinquantaseienne Nick Cave e in uscita il prossimo anno. L’ingresso è riservato ai pochi fortunati vincitori di un ballottaggio a cui ci si poteva iscrivere online solo un mese prima: è andata bene e tra poco sarò tra il pubblico. Alle 19, dopo quattro ore di attesa, comincia a scendere una gelida pioggerellina inglese ed è a quel punto che si aprono le porte. Club molto elegante, palco raccolto, niente transenna, 900 persone circa, di cui solo 11 nella prima fila. L’esclusività dell’evento è palpabile. A venti minuti dall’inizio del concerto due cameraman si posizionano nel ristretto spazio del sottopalco (durante il concerto se ne aggiungeranno altri due ai lati). Anche la regista del film, Jane Pollard, macchina fotografica in mano, si mimetizza tra il pubblico ed è disponibile a fornire qualche delucidazione sul film: la serata, spiega, è stata organizzata per filmare lo scambio di energia tra i Bad Seeds e il pubblico. Come risaputo, Nick Cave è un frontman viscerale che non teme il contatto fisico con i fans. Unica nota negativa è l’eccessiva luminosità della sala, dovuta alle necessità filmiche. Alle 20.15 i sei Bad Seeds e il nostro salgono sul palco. Questa sera Nick, elegante come al solito, indossa un completo nero con camicia dorata. Partono le note di “We No Who U R” e la catarsi ha inizio. Si tratterà di un concerto ridotto (15 canzoni in tutto) rispetto alle altre date del tour, ma di un’intensità imparagonabile. Chicca dello show il duetto con Kylie Minogue su “Where The Wild Roses Grow”(eseguita per la prima volta dal 1998). Il resto della setlist è costituito, in buona parte, da canzoni tirate che gli permettono di esprimersi in tutta la sua fisicità stringendo continuamente le mani delle prime file, fissandole dritto negli occhi. Da ricordare in particolare il finale di “Higgs Boson Blues” quando, inginocchiato, prende la mano di una ragazza, l’appoggia al cuore e le sussurra: “Can you fell my heart beat?”. Solo due le ballate al pianoforte: “Into my arms” e “Watching Alice”, poi classici come “Tupelo”, “From Her to Eternity”, “Red Right Hand”, “Stagger Lee”, tanto per citarne alcuni, e la nuova, stupenda, “Jubilee Street”. Gran finale con “Deanna” e il pubblico in estasi: non rimane che attendere il film, sarà ben di più che un divertimento.

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