Mick Turner è un artista,
nel senso che oltre ad essere un musicista sopraffino e sottovalutato
dai più (me incluso prima dell'incontro ravvicinato in un circolo
Arci di Udine un mese fa) realizza quadri di fine fattura. Sue sono
le copertine di tutti gli album dei Dirty Three, gruppo in cui
affianca gli inossidabili Warren Ellis (violinsta/polistrumentista
braccio destro di Nick Cave nei Bad Seeds) e Jim White (batterista
tra i più gettonati sulla scena). Se ancora non li conoscete,
ascoltate “Ocean Songs”, un classico..
Mick, di carattere schivo,
passa un po' inosservato nelle dinamiche del terzetto, rea forse
l'ingombranza scenica, a dir poco strabordante, degli altri due.
Musicalmente poi (parafrasando un amico) spesso la sua chitarra si
limita ad “accordi di risacca”, di semplice riempimento, che non
rendono chiaro il suo ruolo: valore aggiunto o semplice comprimario ?
C'è voluto il concerto
udinese per sfatare ogni dubbio, una vera sorpresa; mai e poi mai mi
sarei aspettato una simile intensità. In due sul palco, chitarra e
batteria. Effeti loop che aggiugevano strati su strati di pennellate
sonore. Melodie ipnotiche in cui sembrava di cavalcare attraverso le
praterie sterminate raffigurate in molte sue tele. Fin dalle prime
note riaffiorava una sensazione primordiale, liberatoria, una porta
verso la radice di un amore intenso, stregante.
L'ultimo suo disco si
intitola “Don't Tell The Driver”, è del 2013, la versione in
vinile è divisa in due dischi, quattro lati. Il secondo è
semplicemente perfetto, una delle cose migliori che abbia ascoltato
da parecchio tempo. “Don't Tell The Driver”/“ Gone Dreaming”.
Vi assicuro che, se ascoltato a tarda notte, ad una luce fioca vi
sembrerà davvero di sognare ad occhi aperti, inoltrandovi, un passo
alla volta, nella pura materia del sogno.. Don't tell the driver
we're headed home... I'm gone, dreaming....
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