Il Kino Šiška
è gremito, molti i fans giovanissimi. Vicino a me, tra le prime
file, un manipolo di ragazze, nemmeno ventenni, canteranno tutte le
canzoni, senza perdere una parola. Un segnale rassicurante se
considerato che non si tratta dell'ennesima bella faccia
inglese lanciata dal music business, ma di una musicista di razza con
due (ottimi) album all'attivo.
La scenografia, piuttosto
spoglia, è costituita da un telone raffigurante un prato sovrastato
da nuvole basse. Candele e crisantemi, poi, attorniano le casse alla
base del palco.
Anna entra timidamente in
scena poco dopo le 22, è di un'eleganza sofisticata; indossa
pantaloni a vita alta, una camicetta nera e tacchi alti. Non è un
caso che sia una delle musiciste più ricercate da alcuni degli
stilisti più famosi al mondo. Osserva per qualche istante il
pubblico, sorride. Dietro alla soddisfazione per una calorosa
accoglienza nasconde un'aria sardonica di sfida. Imbraccia la
Telecaster.
“Suzanne & I” apre
le danze e già dal primo accordo la metamorfosi è evidente: la
giovane donna introversa di poco prima si tramuta in un'artista
passionale e assolutamente sicura di sé. Segue “Eliza” e tutti
sono già stregati. Una canzone che parla di quando ci si sente
intrappolati in una situazione e, per evadere, si immagina di essere
qualcun altro “If only I could be you Eliza..”.
L'onirica “Sing To Me”,
ispirata ad una delle sue artiste favorite, Maria Callas, ci culla
mescolandosi dolcemente con le nuvole in sottofondo, portandoci, sognanti, verso distese sterminate.
È accompagnata da altri
tre musicisti: un batterista, un tastierista (elemento aggiunto in
questo tour) e la polistrumentista Mally Harpaz, alternata tra
armonium, basso, chitarra e percussioni. Gli occhi saranno incollati
esclusivamente su di lei, la protagonista assoluta: Anna Calvi. Una
presenza scenica magnetica e una voce così potente da chiedersi
come faccia ad uscire da un corpo tanto minuto.
Una delle caratteristiche
che più colpiscono sono le incredibili dinamiche. Si passa da
momenti sussurrati a momenti abrasivi, da ninnananne ad esplosioni di
chitarre psichedeliche e stridenti, sorrette da un cantato a volte
bisbigliato, a volte operistico. In particolare “Carry Me Over”,
tratta dall'ultimo album “One Breath” è un crescendo che sfocia in un
assolo al fulmicotone sorretto da melodie ipnotiche.
Simile è il caso
dell'intensa “Love Of My Life” che ricorda, in qualche modo, le
sfuriate della sua connazionale PJ Harvey.
La canzone che forse, più
di tutte, mi ha fatto innamorare si intitola “Love Won't Be
Leaving”, saggiamente inserita a fine set. Perfetta sintesi di
tutte le sue composizioni ed esauriente dimostrazione del suo talento
sia canoro che chitarristico. Un pezzo che mi riporta indietro con la
memoria di una decina d'anni, quando ascoltai per la prima volta Jeff
Buckley rimanendone ammaliato.
Quattro le covers previste
in scaletta: dal passato (remoto) al presente, da “Jezebel” di
Frankie Laine a una versione languida e avvolgente di “Wolf Like
Me” dei Tv On The Radio, passando per “Surrender” di Elvis e
“Fire” di Springsteen. Rivisitazioni tanto personali quanto
convinceti che confermano la sua bravura sia compositiva che
interpretativa.
Di poche parole, dopo
un'ora e quaranta di musica, rientra sul palco da sola,
perfettamente a suo agio, sorride, chiede se ci sono richieste “vi
lascerò con una ninnananna” e intona "No More Words".
In un'intervista una volta
ha detto: “Sono sempre stata attratta dall'idea di guarire le
persone con la mia voce.” Se questo era l'intento.. ci è
senz'altro riuscita.
Setlist:
Suzanne & I
Eliza
Sing To Me
Suddenly
Cry
Surrender
Rider To The Sea
First We Kiss
I'll Be Your Man
Love Of My Life
Piece By Piece
Carry Me Over
Bleed Into Me
Fire
Wolf Like Me
Desire
Love Won't Be Leaving
A Kiss To Your Twin
Blackout
Jezebel
No More Words