È
il 4 novembre, sono a Londra, e nelle orecchie risuona ancora la voce
cavernosa di Nick Cave; mi sembra di vederlo, a un palmo di mano,
mentre sussurra “Can you feel my heart beat?” a una fan in
lacrime. Per di più, la sua mano sfiora la mia e ho ancora il suo
sudore addosso.
Londra,
oggi, è particolarmente soleggiata, soffia una fredda brezza
atlantica, e il mio viaggio non è ancora concluso. Stasera, infatti,
sarò a Milano a sentire i Pixies.
Il
viaggio è lungo: un'ora di pullman, due di volo e un'altra d'autobus
ma, con un po' di pazienza, alle 19 sono davanti all'Alcatraz. Qui il
clima è meno lusinghiero; piove forte e c'è un'umidità
appiccicosa, ma poco importa, sono pronto alla scarica elettrica che,
sono sicuro, mi travolgerà.
Lo
show di stasera è Sold Out; l'Alcatraz, lo ricordo, ha una capienza
di 5000 persone circa, incredibile come un gruppo praticamente
resuscitato riesca ad avere un tale richiamo di pubblico. La band di
Boston, cappeggiata da Frank Black, è nota ai più per essere stata
un importante riferimento dei Nirvana. Da questo tour risulta orfana
della bassista storica Kim Deal, sostituita dall'omonima Kim Shattuck
che non farà rimpiangere la prima. Quattro album all'attivo,
registrati tra il 1988 e il 1991, poi lo scioglimento e tanti anni di
silenzio, fino al tour del 2004 che gli tenne impegnati quasi
ininterrottamente fino al 2011 (ricordo il concerto del 2010 a
Ferrara). Esordio capolavoro con “Surfer Rosa”, a cui seguì
l'ottimo “Doolittle” e altri due, buoni ma nell'insieme meno
graffianti: “Bossanova” e “Trompe Le Monde”.
Quest'anno
sono di nuovo in tour con concerti “sold out” ovunque e un nuovo
Ep (in vendita al merchandise) dal titolo molto stringato: “EP1”.
Il
pubblico di stasera è molto variegato; dai quarantenni musicofili
fans della prima ora, ai ragazzini modaioli richiamati dalla
pubblicità di Radio Virgin o dalla colonna sonora di “Fight Club”,
celebre film tratto dal romanzo omonimo in cui “Where is my mind ?”
è inclusa nella mitica scena finale.
Alle
21.20 è tutto pronto, palco privo di ingombranti orpelli, la
batteria di David Lovering riporta il l'inconfondibile logo Pixies,
in sottofondo si scopre un muro di schermi stile televisori vintage.
Le luci si spengono ed eccoli, i Pixies, invecchiati ma in forma.
Black
Francis imbraccia la chitarra, partono le prime note di “Caribou”,
tratta dall' Ep d'esordio “Come on Pilgrim”, e l'Alcatraz esplode
in un boato.
Seguono,
serratissime, “Monkey gone to heaven”, “Velouria” e
“Havalina”. Il pubblico, dopo questo fulminante quartetto, è
ormai caldo. Black passa alla chitarra acustica, “Vamos” una
delle mie favorite, feedback disturbato di Joey Santiago, nello stile
proto-grunge rumoroso che li ha resi celebri, e tutti a saltare come
indemoniati, dalla prima all'ultima fila. Impressionante come una
chitarra acustica, affiancata da un'elettrica, basso e batteria
riescano a liberare tanta energia. Il basso potente di Kim Shuttuck
(che, lo ripeto, non ha nulla da invidiare alla Deal) mi fa tremare
il petto. Già alla sesta canzone è il turno di “Here comes your
man”, senza tregua. Da segnalare che le setlists sono differenti ad
ogni concerto, segno di una voglia di suonare ancora pulsante.
Sequenza
per me particolarmente emozionante è stata la tripletta “Wave of
mutilation” da (Doolittle), “Winterlong” (cover di Neil Young,
che ho cantato a squarciagola) e “Cactus” (dal fulminante esordio
“Surfer Rosa”). Saranno tre le covers: oltre alla sopracitata
“Winterlong”, “Big new prinze” dei The Fall e “Head on”
di Jesus and Mary Chain.
Dopo
una riuscita miscela di brani ormai classici, il primo set si chiude
con l'urlata “Debaser” ma non siamo ancora sazi. C'è ancora
tempo per “Motorway to Roswell”, seconda delle due canzoni tratte
da “Trompe le Monde” presenti in scaletta (la prima è “Distance
equals Rate times time”), il b-side “In Heaven”, cantata da
Black e attaccata alla nuova ballata “Andro Queen” e gran finale
con il classico dei classici “Where is my mind?”.
Da
notare che la scaletta originale prevedeva 31 canzoni a cui sono
state aggiunte 4 vista la serata particolarmente riuscita. Ce ne
fossero di resuscitati così.. Ma Lazzaro è uno, e noi ce lo teniamo
stretto !
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